Una mattinata piena, interessante, di spessore. E “si è fatto Rotary”. Sabato 10 marzo un folto numero di rotariani e rotaractiani dei distretti gemelli 2071 e 2072, come dire Emilia-Romagna\San Marino e Toscana, si sono dati appuntamento nella splendida sede della Fondazione Golinelli di Bologna per prendere parte a un convegno di grande attualità legato alla comunicazione nelle sue due tradizionali declinazioni: le buone e le cattive notizie. Già, perché oggi si fa un gran parlare delle fake news, delle notizie distorte, false, bugiarde, insomma delle bufale, ma poco si discute della “buona comunicazione”, soprattutto alla luce dell’esplosione dei socialmedia. In tutto questo, poi, una domanda era ed è d’obbligo: cosa può e deve fare il Rotary di fronte a uno scenario così complesso e nuovo?
Molta carne al fuoco, dunque, per gli organizzatori a cominciare dall’ideatore dell’incontro, il governatore del nostro Distretto Maurizio Marcialis che ha aperto i lavori e li ha condotti. Accanto a lui c’era l’omologo toscano Giampaolo Ladu che ha posto l’accento proprio sul tema appena citato, la necessità di comunicare meglio le iniziative e i valori del nostro movimento.
Dopo i saluti di Fausto Arcuri (presidente del RC Bologna) e dei presidenti dei due distretti rotaractiani (Martina Po e Luca Sbranti), si sono succedute le numerose relazioni che hanno visto come apripista Giovanni Rossi, presidente dell’Ordine regionale dei giornalisti, che ha tracciato con grande chiarezza il quadro normativo e deontologico all’interno del quale deve muoversi il giornalista con un obiettivo ultimo: il rispetto della persona. Il suo lavoro non può che basarsi sui dati di fatto, oggi spesso travisati dalle false notizie create ad arte (soprattutto per motivi politici o economici). Va da sé che le fake sono sempre esistite ma la prepotente irruzione sulla scena dei social ha amplificato ogni messaggio.
A sua voglia con taglio etico-giornalistico e con una declinazione giustamente rotariana, è stato l’intervento di Giuseppe Castagnoli, past governor, già direttore del Resto del Carlino, che ha proposto “i dieci comandamenti del Rotary” nei quali sono incardinate le linee-guida del movimento e alcune precise indicazioni per comunicare di più meglio ciò che il Rotary e fa. Di qui la necessità, ha osservato, di ispirarsi in ogni momento ai principi del Rotary proponendo un profilo – quale effettivamente è – positivo e propositivo. E ancora: operare con impegno e capacità sui quattro livelli: internazionale, nazionale, territoriale e all’interno di club e del movimento. Per fare tutto questo occorre utilizzare al meglio i media, da quelli tradizionali come radio, tv e giornali, fino ai nuovi, in riferimento ai quali, ha sottolineato, occorre uno sforzo particolare dei soci che, si sa, non sono nativi digitali.
Ancora un giornalista – Antonello Riccelli redattore di GraducatoTv Toscana e vicepresidente nazionale dell’Ucsi – ha ulteriormente affinato i concetti dell’etica e della deontologia che devono muovere gli operatori dell’informazione definiti “Cani da guardia non solo del potere ma anche delle fonti”. Già, perché spesso il problema è proprio l’origine della notizia: è qui che nascono le fake news che non di rado riescono a orientare negativamente il pensiero. Gli stessi mediatori, poi, non sono tutti uguali; non tutti hanno la stessa autorevolezza, soprattutto in tempi come questi di disintermediazione e di post verità (i fatti sono sostituiti dalle emozioni, non è importante la verità e così si alimentano le paure e si consolidano le credenze). La soluzione (non facile)? “Il comunicatore dev’essere eticamente motivato”, mentre il lettore potrà utilizzare, quale antidoto alle false notizie, “il discernimento”. Dunque, è un (grande) problema di formazione, di cultura in senso lato.
Splendidamente tecniche le relazioni di Vincenzo Zarone (professore associato dell’Università di Pisa), Marco Giacomello (avvocato e Ceo di Makemark Company), Gianluca Dotti (freelance) e Franco Casali (professore all’università di Bologna e membro dell’Accademia delle scienze).
Zarone ha in particolare parlato della propagazione delle informazioni indicando minutamente attori, oggetto e finalità. Ha poi portato inequivocabili esempi dei giorni nostri di notizie false, sia di “processo” che “di prodotto”; il tutto in un contesto dove vige “una grande approssimazione”. Fra le proposte avanzate, va sottolineata quella di “certificare i portali”. Della necessità di “controllare i fatti”, ha parlato Gianluca Dotti, che si è soffermato sulle “distorsioni cognitive” e sull’ormai invalsa abitudine, da parte di troppe persone, di volersi “confrontare alla pari”, su materie appena approcciate, anche con esperti da lungo tempo. Vige in sostanza l’effetto “percezione”, alimentato dall’affermarsi, fra il pubblico, della “soluzione semplice”, diretta, facile. Spesso, però, si tratta di bufale.
Ci sono poi le bufale in campo scientifico (crescono a dismisura): ne ha parlato Franco Casali, portando una serie di informazioni precise, incontrovertibili. Le multinazionali – chiaro il loro intento economico e commerciale – spesso stravolgono, manipolano la realtà. Il tutto mentre l’approssimazione si insinua e fa, a sua volta, danni: parlare di deforestazione e di desertificazione è la stessa cosa (ma non è affatto vero).
In chiave giuridica si è dipanata la relazione di Marco Giacomello che ha ricordato come il mondo del diritto insegua, regolarmente, la realtà. Oggi le fake news possono essere sanzionate attraverso tre sole normative di legge. Ma non ne servono altre; piuttosto si tratterebbe di cambiare qualche scenario di riferimento, ad esempio limitare l’anonimato della rete che consente a troppe persone di nascondersi e…fare di tutto: se sapessero che sono controllate, certamente si comporterebbero meglio.
La conclusione del convegno ha visto protagonista monsignor Ernesto Vecchi, vescovo emerito di Bologna: idee precise, valori e una “carica” non comune. L’alto prelato ha esordito ricordando che la comunicazione deve essere orientata al “Bene comune”, dunque al “vero, bello e buono” della vita. A questo disegno (ne ha parlato anche papa Francesco, ha ricordato) si oppone il male che trova un’enorme amplificazione “inquinando così lo spirito”. E’ quindi in atto “il declino dell’informazione” che può e deve essere arginato ponendo in atto un processo di “infoetica” e occorre quindi “educare alla verità”, alla buona notizia, al discernimento; già, il discernimento: questo valore va propagato, ha concluso il vescovo, unitamente a quelli contenuti nella partecipazione, nell’animo, nella relazione e nella responsabilità.
Alberto Lazzarini