Gestione e contenimento dell’emergenza da SARS-CoV-2 – Cosa può fare ognuno di noi
di Davide Gori
Cari amici Rotary, l’emergere della patologia Coronavirus nelle ultime settimane ha cambiato radicalmente le nostre vite. A seguito dei decreti che si sono succeduti tra l’8 e il 10 Marzo scorso siamo stati tutti obbligati a cambiare le nostre vite e le nostre abitudini. Insieme a questo sono emersi alcuni dubbi per cui, come epidemiologo, molti amici mi hanno spesso fatto delle domande in questi giorni. Tenendo conto che alcune delle cose che avevamo quasi date per assodate in questi giorni sono cambiate a seguito dell’epidemiologia e delle scoperte scientifiche che, capite bene, sono in perenne mutamento data la novità della cosa (e che quindi queste cose che leggerete potrebbero diventare obsolete da un giorno all’altro), vorrei provare a chiarire anche con voi amici Rotary alcuni dei cinque dubbi più comuni che mi sono stati rivolti, in qualità di epidemiologo, in questi giorni da parenti e amici.
Sintomi patognomonici
Nonostante alcune fake-news che sono circolate in questi giorni (comprensive di uno pseudo documento della Croce Rossa) non esistono ad oggi sintomi patognomonici lievi che possano differenziare un comune raffreddore o l’influenza da una malattia da Coronavirus. Il sintomo patognomonico della malattia è molto spesso soltanto un grave sintomo di insufficienza respiratoria associata alla polmonite interstiziale che consegue all’infezione. Dalla letteratura odierna emerge, nei pazienti positivi al coronavirus, una varietà estremamente differenziata di sintomi. Oltre quindi a febbre, indolenzimento muscolare e tosse secca, molto spesso sono presenti solamente sintomi aspecifici delle alte vie respiratorie che tutti noi conosciamo e frettolosamente potremmo bollare come un raffreddore, mal di testa, vomito o diarrea. I dati più recenti che emergono dalla letteratura scientifica sottolineano come una grossa fetta di popolazione infettata con Coronavirus rimanga assolutamente asintomatica o paucisintomatica. Per tale motivo, e specialmente quando si hanno sintomi che potrebbero essere associati ad un “comune raffreddore”, risulta doveroso sacrificare o ridurre il più possibile le uscite dal proprio domicilio, salvo che per situazioni di estrema necessità.
Distanza
In virtù di quanto detto precedentemente, vanno doverosamente ridotti il più possibile i contatti ravvicinati con le altre persone. Oltre al divieto assoluto di strette di mano, abbracci e altre manifestazioni di vicinanza, quando ci si trova (per condizioni di necessità) a transitare sul suolo pubblico o presso gli esercizi attualmente aperti, va doverosamente mantenuta la distanza di sicurezza di 1 metro. Tale distanza si basa sugli studi epidemiologici attualmente disponibili che indicano come veicolo di trasmissione di malattia i cosiddetti “droplet” che sono delle microscopiche particelle di saliva che si emettono quando si respira, si parla e ancor più quando si starnutisce e tossisce.
Mascherine
In virtù di quanto finora enunciato, uno dei temi più scottanti risulta la questione delle cosiddette “mascherine” come dispositivi di protezione individuali. Le precoci indicazioni che all’inizio dell’epidemia sono state fornite indicavano di indossarle ai professionisti che prestavano assistenza e a tutti coloro che, pur avendo sintomi, si trovavano a doversi muovere al di fuori del proprio domicilio. Inizialmente quindi si è sconsigliato l’utilizzo a tutti coloro che non presentassero sintomi. Tali mascherine, inoltre, non garantiscono alcuna protezione per coloro che le indossano, poiché non essendo dotate di filtri, vanno, probabilmente, solamente a ridurre la carica virale che potrebbe infettare l’individuo che le indossa.
Nel corso della diffusione dell’epidemia e attualmente, si è visto che questo criterio epidemiologico è andato a perdere di significato, specialmente nella verifica della molto efficace trasmissione da parte dei soggetti asintomatici. Per tale motivo, attualmente, sarebbe forse opportuno che ognuno di noi, nelle proprie uscite obbligate (e ridotte, come detto prima) indossasse la mascherina. Specialmente, aggiungerei, qualora sappia di doversi servire ad esempio di mezzi pubblici o si dovesse recare presso un esercizio commerciale aperto. Data la scarsità attuale di tali dispositivi, epidemiologicamente mi sento comunque di dire che la distanza interpersonale e l’isolamento domiciliare, ancor più dello strumento (che abbiamo detto prima avrebbe comunque solo un effetto sull’abbassamento della carica infettante) risultano ancora (stante le attuali conoscenze) il miglior strumento per contenere la diffusione dell’epidemia.
Passeggiate al parco
L’ultimo decreto governativo del 10 Marzo u.s. non ha giustamente legiferato specificatamente nell’impedire ai cittadini la possibilità, con moderazione e con buonsenso, di potersi recare (qualora questa cosa venisse fatta rispettando le misure che abbiamo sopra enunciato) in uno spazio pubblico (come ad esempio un parco) per poter fare un poco di attività fisica. Questa posizione è stata ribadita a che dal commissario straordinario Angelo Borrelli nella conferenza pubblica del 12/03/2020. C’è tuttavia da dire che il buonsenso dei cittadini, cui spesso si è fatto riferimento anche in alcune ordinanze emesse da singoli sindaci, non ha talvolta trovato riscontro (e.g. passeggiate comunitarie in piccoli gruppi, partite di pallacanestro/pallavolo, biciclettate fra ragazzi). Per tale motivo alcuni sindaci stanno provvedendo a legiferare in questo senso con norme ancora più restrittive, sia per quanto riguarda l’accesso ai parchi. Allo stato attuale delle cose non si esclude che si possa ulteriormente legiferare, sia a livello nazionale che locale, imponendo misure ancora più restrittive per quanto riguarda la possibilità di potersi muovere liberamente dal proprio domicilio. Resta ferma, ovviamente, il divieto assoluto a muoversi per tutti quei soggetti risultati positivi e che si trovano in stato di quarantena.
Contaminazione oggetti inanimati e suolo
Nei giorni scorsi sono girate altre fake-news relative alla presunta permanenza del virus sull’asfalto per 9 giorni. Tali notizie suggerivano quindi agli utenti di togliersi le scarpe all’ingresso presso il proprio domicilio. Fermo restando che togliersi le scarpe all’ingresso della propria casa risulta una buona norma igienico sanitaria che andrebbe sempre attuata, la permanenza del coronavirus sul suolo per un tempo così lungo non è stata dimostrata. Ragione ulteriore per ribadire il fatto che disinfezioni non mirate delle strade come attuato da alcuni sindaci nei giorni scorsi non sono sicuramente suffragate da alcuna evidenza scientifica. Discorso diverso risulta, invece, la permanenza del Coronavirus su oggetti inanimati. Sembra infatti sempre più, da studi di letteratura, che il Coronavirus sia capace di sopravvivere su oggetti inanimati (cartone, plastica e similari) anche per tempi piuttosto prolungati. Tale veicolo di trasmissione tuttavia, come sottolineato anche dal nostro Istituto Superiore di Sanità in un comunicato del 16/03/2020 risulta una via poco efficace e improbabile specie se confrontata con la via di trasmissione aerea per droplet e nel contatto interumano. Ad ogni buon conto, come igienista e epidemiologo, posso consigliarvi, tutte le volte che ad esempio ricevete un pacco da corriere, di aprire il pacco, provvedere allo smaltimento dell’involucro e successivamente lavarvi le mani. Il lavaggio delle mani con acqua e sapone per un minuto è sicuramente il metodo più efficace per azzerare qualsiasi tipo di carica virale o batterica.
Davide Gori, Ricercatore a Tempo Determinato Tipo A, SSD:MED/42, Igiene Generale e Applicata, Università di Bologna