Lettera mensile n. 8 – Febbraio 2023
Mese della Costruzione della Pace e risoluzione dei conflitti
Carissime amiche e amici,
nel riflettere su che cosa scrivere in questa lettera mensile, nelle ultime settimane ho recuperato e riletto molte delle ricchissime lettere scritte dai Governatori del nostro Distretto che mi hanno preceduto, e non solo da loro. Perché, come ben sapete, il Rotary International dedica il mese di Febbraio al tema della “costruzione della pace e risoluzione dei conflitti”, e il Febbraio di quest’anno per noi italiani ed europei arriva in un contesto ben diverso rispetto agli anni precedenti.
Se prima i temi della guerra e dei conflitti in senso armato erano fisicamente distanti e percepiti come remotissimi rispetto alla nostra quotidianità, da dodici mesi a questa parte abbiamo riscoperto il dramma della guerra letteralmente a un paio d’ore di volo da dove viviamo, da dove abbiamo le nostre case e le nostre famiglie. E proprio mentre scrivo questo breve testo non possono che rimbalzarmi nella mente le continue notizie di bombardamenti, morti, invii di armi, minacce nucleari e la prospettiva di un conflitto non certo in via di risoluzione.
Ma che cosa possiamo fare, ci chiediamo tutti, di fronte a questo insensato orrore? Se da un lato il nostro sodalizio ha la capacità e la strutturazione per fornire supporto agli ucraini in difficoltà, cosa che abbiamo fatto e stiamo facendo, dall’altro è vero che non abbiamo certo il potere di porre fine ai combattimenti e alle uccisioni. Ahinoi, in Ucraina siamo ancora nel tempo della distruzione che precede quello dell’aiuto umanitario della ricostruzione, ma come Rotary saremo pronti a intervenire in tal senso con ulteriori progetti non appena possibile.
La nostra azione di promotori della pace, comunque, si può concretizzare fin da subito in altri infiniti modi. Non è certo necessario che sia io a sottolineare quanto la pace sia un equilibrio per propria natura instabile, che passa dall’alleviare le sofferenze, dallo stemperare le tensioni, dal risolvere le diatribe e dal garantire equità, giustizia, uguaglianza, rispetto, comprensione, istruzione e molto altro. In questo sta la nostra missione, da rotariani: farci promotori di pace attraverso la nostra professione, la nostra vita in comunità, le nostre relazioni e le nostre azioni.
Mi piace ricordare, tra le altre cose, che ad aprile di quest’anno ricorrerà il 60esimo anniversario della celebre enciclica del Papa San Giovanni XXIII “Pacem in terris”, redatta in piena Guerra Fredda. Dal 24 febbraio dell’anno scorso quel passato, che sembrava in un certo senso ormai dimenticato, si è invece fatto più vivido e attuale che mai.
La pace è un bene da proteggere, da raccontare, da tutelare, e anche quando non scoppia in un vero e proprio conflitto armato è comunque continuamente bersagliata da estremismi politici, terrorismi, mafie, ritorni di fiamma dei mali del passato e così via. Ce lo ha ricordato fin troppo bene il mese appena concluso, nel quale la fine di una latitanza trentennale è stata anche l’occasione per cogliere quanto ancora ci sia da fare, e nel quale la Giornata della Memoria è stata – per via di ciò che sta accadendo con la Russia, ma anche per l’attentato proprio in quella giornata a Gerusalemme – ancora più sentita e celebrata di quanto solitamente fosse.
E di pace potremmo parlare a diverse scale, non solo tra paesi e tra popoli ma anche nella più quotidiana dimensione familiare, di quartiere, lavorativa, persino sportiva o di Club. In tutte queste attività e in tutti questi contesti l’agire rotariano può farsi sentire e portare il proprio contributo. Forse è proprio da qui che potremmo partire, risolvendo i piccoli conflitti (presenti anche all’interno dei Club) per dare l’esempio e il metodo di come – allo stesso modo – si possano iniziare a risolvere anche quelli grandi.
Non è un caso che il mese di Febbraio, il mese della pace, coincida anche con il mese in cui si celebra l’anniversario della nascita del Rotary International, il 23 Febbraio. Il Rotary stesso, in tutti i suoi anni di storia, ha compreso bene che c’è la necessità di avere qualificati “professionisti” che siano operatori di pace, e per questo da tempo con il programma “Centri rotariani di studio per la pace e la comprensione internazionale” seleziona ogni anno 100 giovani da tutto il mondo per studiare presso i “Centri per la Pace” in 7 Università rotariane della pace: Thailandia, USA, Inghilterra, Giappone, Australia, Uganda e Svezia. Centri che sono una palestra per formare esperti in grado di prevenire e risolvere l’esplosione di conflitti tra le nazioni, con giovani che poi metteranno a frutto le esperienze maturate nei centri presso i governi, le amministrazioni nazionali, gli istituti di ricerca e istruzione, le agenzie di peacekeeping, le ONG, le Forze armate, gli organismi internazionali come l’ONU e la Banca Mondiale. Un modo per far sì che il Rotary sia davvero promotore della pace a tutti i livelli.
Imagine Rotary.
Guastalla, 1 Febbraio 2023
Luciano