Interclub finanziario di alto livello
Organizzato da RC San Giorgio di Piano
Il territorio? È diventato… tutta un’altra cosa. E le banche? Altrettanto. Di finanza, anzi del futuro rivoluzionato della finanza, si è parlato giovedì 25 luglio nel corso di un convegno (si è volato alto) promosso dal Rotary San Giorgio di Piano grazie al presidente Mazzoni e al socio Massimo Venturelli, nell’ambito di un interclub dei Rotary estensi.
Molti e qualificati i relatori che hanno parlato di fronte a una folta e attenta platea composta non solo di addetti ai lavori.
Nell’introduzione, il governatore Angelo Andrisano ha posto in luce la validità di incontri di approfondimento come questo, sottolineando alcuni dei punti centrali della sua annata appena iniziata, che mira a sviluppare club più dinamici, più attenti alle comunità locali, maggiormente attrattivi.
Particolarmente incisivo l’intervento, e più in generale la conduzione, di Carlo Alberto Carnevale Maffè, docente della Bocconi e molto altro, al quale si deve la nuova definizione di territorio che, nel caso della finanza, non ha confini ed è in qualche modo impalpabile soprattutto alla luce del cambiamento – uno stravolgimento – dello scenario globale dove la rivoluzione interessa, in particolare, i dati (assolutamente fondamentali), il denaro e le relazioni. Le banche, in sostanza, non possono più essere quelle di un tempo, ha sostenuto, volte a raccogliere denaro e ad impiegarlo in loco secondo il tradizionale rapporto di fiducia, storico, con il cliente. Il mandato delle banche, secondo Maffè, è invece diventato quello di uscire dal territorio e affidarsi pienamente alla tecnologia per “accogliere il mondo”, secondo una logica che le vede valutate e inquadrate non per la dimensione, quanto per l’inserimento (o meno) in un insieme, in un processo. Quindi – è la conclusione di Maffè – la banca dev’essere totalmente ripensata, tanto più che sono cambiati i parametri a cominciare da quello degli impieghi (200 miliardi in meno in pochi anni).
Che il mondo della finanza, e quello bancario in particolare, debba essere oggetto di una profonda revisione si è detto convinto anche Adriano Maestri, dirigente di punta del gruppo Intesa, governatore incoming del Rotary distrettuale. La fotografia del settore è per certi versi impietosa visto il costante calo dei margini operativi e le difficoltà crescenti dovute, ad esempio, alle norme disomogenee che regolano l’attività a livello mondiale, ma soprattutto all’entrata in scena di nuovi temutissimi concorrenti: i player dei big data. Il passato abbastanza lontano evoca la “foresta pietrificata”, mentre il passato più recente testimonia che molte banche piccole hanno voluto “fare le grandi” andando incontro a disastri annunciati. Lo stesso localismo è stato spesso interpretato come una sorta di “presidio” di gestione del potere. La risposta, complessa, passa attraverso la tecnologia, la formazione del Personale e una politica di educazione finanziaria verso la clientela.
In un contesto così difficoltoso si collocano le banche più piccole, nel convegno rappresentate da Carlo Antiga esponente di Gruppo Cassa Centrale, forte di decine di banche di credito cooperativo. Anche per questa tipologia di aziende di credito è ineludibile un processo di trasformazione ma, ha sottolineato il relatore, permane stretto e indispensabile il loro rapporto diretto con clientela e soci, alimentato sia dalla specifica attività finanziaria sia dalle erogazioni liberali che esse tradizionalmente producono. Sullo sfondo, anche in questo caso, si profilano ulteriori accorpamenti: in pochi anni, infatti, le aderenti alla Centrale sono passate da 122 a 80 quale inevitabile risposta alle incombenti economie di scala.
Molto atteso era infine – inevitabilmente e giustamente – il pensiero della Banca d’Italia o, meglio, quello del vicedirettore della filiale di Bologna Michele Benvenuti. Inequivocabile il messaggio iniziale: “Fra dieci anni tutto sarà (di nuovo) cambiato”. E la trasformazione in atto non sarà indolore. È insomma finito il “piccolo mondo antico” fatto di imprese, anche bancarie, ridotte che, sempre più, scontano lo svantaggio competitivo. La crisi ha colpito, come è ben noto, il sistema produttivo ma non per colpa del credito insufficiente. Sullo sfondo, anche per Benvenuti, si profila l’irruzione sul mercato finanziario di concorrenti nuovi e agguerriti. Ulteriore lavoro, si potrebbe dire, per la Vigilanza, e non solo.
Alberto Lazzarini