Carissime amiche e carissimi amici,
il Rotary ha sempre posto il tema della Pace come priorità assoluta nella propria azione, e, pur-tuttavia, la Pace è un argomento tra i più controversi che mai siano dati in quanto la pace è ine-stricabilmente connessa al tema della Libertà.
Due poli della stessa dinamica della condizione umana, tant’è vero che ogni interpretazione u-nilaterale ne enfatizza aspetti e interpretazioni che quasi mai contribuiscono a darne un’immagine completa.
Il tema della Pace viene spesso affrontato da prospettive politiche, sociali, psicologiche, utilita-ristiche, relazionali oppure da tutte questi fattori combinati insieme…Tuttavia abbiamo la per-cezione che qualcosa sfugga sempre a definire ciò a cui ogni uomo aspira.
Il 13 gennaio scorso a Quetta, in Pakistan, in un orrendo attentato hanno trovato la morte quindici poliziotti che proteggevano la postazione di vaccinazione antipolio dei nostri partners della Global Polio Eradication Initiative. Sembra che alla violenza e alla guerra (quella violenza globale che Papa Francesco ha chiamato “la terza guerra mondiale a pezzi”) non vi sia più fine e che esecrazioni e testimonianze di massa, così come iniziative sporadiche di azioni militari, non manifestino una particolare efficacia…
Attualmente sono 66 gli Stati coinvolti in guerre più o meno dichiarate e 682 i gruppi separatisti che combattono tra loro; non c’è dubbio che il nostro tempo abbia necessità di una nuova “cultura della Pace”, una cultura che non affidi solo alla diplomazia o ai governi il compito di ri-durre i conflitti ma chieda il diretto, quotidiano impegno di ciascuno di noi.
Lo spirito individualista che sempre più si fa largo in questi ultimi tempi, rende più difficile la relazione con l’altro e il dialogo necessario per comprendere situazioni e ragioni. L’approccio individualista spesso è generato da una struttura, personale e sociale, fragile e perciò arroccata nella propria difesa. Una struttura fragile perché carente di un punto di riferimento ideale così solido, da renderci sicuri della nostra identità in modo tale da non temere “contaminazioni”, una struttura fragile perché incerta nei principali fattori educativi che conferiscono quella sicu-rezza del Sé, così necessaria per poter affrontare senza timore il confronto con culture e menta-lità anche completamente diverse.
Costruire la pace diventa dunque una responsabilità personale, innanzitutto nella piena consa-pevolezza di quanto sia necessario mantenere vivo l’ideale che abbiamo incontrato come sor-gente di energia per sviluppare azioni positive, in secondo luogo di come le iniziative che por-tiamo avanti siano quasi sempre indirizzate a situazioni che si trovano “sul filo del rasoio”, non solo dal punto di vista economico, ma anche dal punto di vista sociale; in terzo luogo non ci sfugga il nesso tra azione umanitaria e costruzione di pace: spesso noi rotariani riusciamo ad interagire anche in situazioni nelle quali né la politica, né la diplomazia vi riescono.
A tutto quanto sopra dovremmo aggiungere un notabene: la coerenza della nostra azione.
Affinché l’ideale rotariano sia organicamente inserito nel nostro comportamento e nelle nostre interazioni, dobbiamo fare in modo che le iniziative umanitarie dei Club siano la diretta conse-guenza di una posizione culturale aperta al dialogo da parte di ciascuno di noi.
Infine, non pensiamo che costruire la Pace riguardi esclusivamente la dimensione internazio-nale, oggi sappiamo bene come la situazione in Italia, ma anche nel territorio del nostro Di-stretto, sia soggetta a forti tensioni che vanno dal timore del dilagare di ondate di violenza, all’accentuarsi in modo esasperato dei toni politici, dalla difficile gestione delle diversità, al sol-co generazionale…
Cerchiamo, quindi, di guardare a noi stessi e ai nostri Club: quante volte abbiamo considerato la bassa frequenza come un segnale di potenziale distacco, oppure come, frequentemente, non sia neppure agevole individuare candidature per la Presidenza di Club, o, ancora, come la crescita dell’effettivo (cioè la diffusione del nostro ideale) sia spesso vista come una questione che non riveste quell’importanza che dovrebbe.
Sviluppare il Rotary è la nostra azione di Pace, ma lo è ancora di più quando incrementiamo la nostra consapevolezza personale di appartenenza e quando ne traduciamo i principi in agire concreto.
Noi rotariani siamo persone che hanno incontrato un ideale non astratto, un ideale che non ha bisogno di premesse o di discussioni filosofiche, ma richiede una “fisicità” tangibile, e cioè vive-re la propria dimensione professionale in termini di responsabilità sociale, condividere nel Club la tensione al servire attraverso il confronto d’idee per lo sviluppo di iniziative, implementare azioni che consentano di rendere migliore la vita.
Camus ne “L’uomo in rivolta” scriveva “…la vera generosità per l’avvenire consiste nel dare tutto al presente”.
Il nostro impegno, se è perseverante, se crea condivisone, se si manifesta come contributo alla comunità, se è tangibile ed evidente a tutti, diventa un forte contributo alla Pace.
Un rotariano della California, Charles Keller, alla Convention di Monaco del 1987 diceva…”…la sfida della Pace nel mondo…costituisce l’imperativo più urgente del nostro tempo…in un mondo che possiede i mezzi per autodistruggersi, se noi non troviamo il sentiero che ci conduca alla Pace, qualsiasi altra cosa facciamo non produrrà una grande differenza…”
Il nostro sentiero per la Pace si chiama Rotary, ma attenzione non il Rotary del distintivo e ba-sta, ma il Rotary vissuto, partecipato e donato.
Yours in Rotary!!
Paolo