Autore: Claudio Pasini
Davvero Bologna e’ una città che sta vivendo una fase di lento ma inesorabile declino? Un declino, che durerebbe ormai da una ventina d’anni, per alcuni aspetti addirittura in modo ancor più accentuato di quanto sta succedendo all’intero Paese nello scenario europeo e mondiale? Un declino che parrebbe interessare una molteplicità di dimensioni che caratterizzano la società locale:
da quella economica a quella culturale, da quella politica a quella della realtà industriale locale, ecc. Si tratta più di una sensazione diffusa, di un’impressione magari condivisa da chi ha solo percezioni parziali o particolarmente pessimistiche o stiamo davvero vivendo una fase storica di grandi cambiamenti, appesantiti da un generale arretramento di Bologna nel contesto territoriale regionale e nazionale?
E soprattutto: se questa percezione e’ documentabile e sostanzialmente corretta, oltre che diffusamente condivisa, abbiamo o stanno emergendo idee, progetti e strategie per rilanciare nuovi processi di crescita, per riposizionare Bologna e reimetterla lungo un nuovo sentiero di sviluppo? Abbiamo o stiamo creando le condizioni per una ripartenza di Bologna e far riavviare lo sviluppo? L’annata rotariana 2013-2014 del Rotary Club Bologna Nord ha cercato di fornire risposte argomentate a questi interrogativi. Il tema è stato affrontato in un ciclo di 12 incontri, cercando di approfondire l’analisi, documentandola con dati, statistiche, previsioni, e raccogliendo dagli autorevoli ospiti opinioni, proposte, progetti e programmi.
I dibattiti che generalmente hanno seguito la presentazione delle relazioni, alcuni anche molto partecipati ed intellettualmente vivaci, hanno consentito di raccogliere opinioni in taluni casi concordanti ed in altri fortemente discordanti. Ne è risultata una riflessione ampia, sviluppata da una pluralità di prospettive, particolarmente utile per comprendere meglio la situazione e tracciare prospettive di rilancio della città e del suo territorio.
I 12 incontri hanno registrato la partecipazione di analisti e studiosi d’economia, docenti universitari, giornalisti, imprenditori, banchieri. Volutamente non sono stati invitati politici o amministratori pubblici, non per vezzo altezzoso, ma per raccogliere in assoluta libertà opinioni, produrre analisi ed elaborare proposte da avanzare poi successivamente alla politica ed alle istituzioni. Cosa e’ emerso da questi incontri e’ sintetizzato in queste pagine, una sorta di verbale elaborato ed arricchito con alcune delle numerose slides e tabelle presentate dagli ospiti. Dalle analisi proposte emerge una forte condivisione della valutazione che Bologna, pur presentando tante indubbie potenzialità, e’ entrata da tempo in una fase di profondo e diffuso cambiamento e trasformazione, che in più ambiti manifesta evidenti caratteri di declino. E’ come se Bologna in questi ultimi decenni si fosse ripiegata su se stessa, incapace di conservare una proiezione economico culturale di dimensione sovralocale e di esercitare un ruolo di leadership in ambito almeno regionale. Tuttavia la città presenta anche una relativa solidità se comparata a molti altri territori e sistemi urbani del Paese e manifesta le premesse, ed anche qualcosa di più, che in questi mesi sta concretizzandosi e lascia ben sperare per il futuro, di un possibile rilancio. Ci sono insomma finalmente manifesti segnali di risveglio di Bologna dal lungo sonno.
I dati e le statistiche presentatici dal primo relatore, dr. Caselli, illustrano con grande evidenza la lunga fase di declino, dal 1993 ad oggi (in particolare colpisce in negativo il calo del 10,3% del reddito disponibile delle famiglie bolognesi tra il 2007 ed il 2013) mentre le previsioni al 2033 configurano una società ed un’economia bolognese assai differenti da quelle odierne. Bologna conserva comunque caratteri e competenze distintive che la collocano tuttora ai vertici delle graduatorie tra le principali città italiane per qualità della vita, ricchezza, dotazione di infrastrutture, imprese, università, filiera sanitaria, ecc. Preoccupa semmai il confronto con la dimensione europea: la sostanziale staticità di gran parte del nostro sistema economico produttivo, appesantito da una impianto politico ed istituzionale prigioniero di interessi ed equilibri da salvaguardare, generalmente carente di chiara visione del futuro quindi del coraggio di cambiare, confliggono con la dinamicità di altri sistemi territoriali coi quali ci dovremo sempre più confrontare.
Sussistono comunque condizioni favorevoli per ripartire, in primo luogo dal
territorio e da quanto esso esprime, quindi dalle competenze distintive che ne caratterizzano assetti sociali, economici e produttivi. A condizione però che si riesca a ritrovare il senso dell’agire individuale e comunitario in un equilibrio continuamente dinamico tra spinte individualistiche ed agire collettivo, valorizzando la persona nel contesto di un nuovo modello partecipativo aperto a tutti. Il progetto di Fabbrica Italiana Contadina, gli investimenti in atto qualequello di Philips Morris o la rinnovata attenzione di gruppi ed investitori internazionali per il nostro territorio, la dinamicità di alcune grandi realtà imprenditoriali locali ed il numero crescente di start up su prodotti o servizi innovativi, il rinnovato protagonismo di più di un ambiente della nostra università, nuovi annunciati assetti di importanti infrastrutture cittadine sono tutti segnali positivi di ripartenza che lasciano ben sperare per il futuro. L’ultima relazione è del prof. Filippo Taddei e riguarda il nostro Paese e l’economia italiana: Bologna infatti non è mai stata e non è un’isola e solo se l’Italia ripartirà davvero potrà ripartire anche la nostra città.
La consapevolezza della necessità di cambiare per poter ripartire è forte e diffusa.
I Rotary bolognesi da tempo sono pronti e si sentono impegnati a contribuire a far ripartire questa città.