CARI AMICI ROTARIANI VORREI PARLARVI DI GINO.
Martedì 24 settembre è prematuramente scomparso il Socio Gino Badini. Vorrei parlarvi dell’amico Gino. Forse per la prima volta, non so da dove iniziare; non che mi manchino i ricordi o non sia consapevole di quanto questo Personaggio, perché tale era, sia stato importante per il Rotary e per tutta la Comunità Reggiana: forse, proprio per questo, ho tante esitazioni, ma anche la certezza di non voler cadere nella retorica ! Gino era, come tanti lo hanno definito, un “Signore d’altri tempi“, con la dolcezza del suo sorriso, con l’eterna pacatezza del suo agire, con l’enorme cultura che traspariva evidente in ogni suo discorso, con l’umiltà con cui porgeva tutto questo, con l’attenzione verso tutti, con l’impegno con cui affrontava ogni progetto: era eccellente in ogni settore della sua attività e noi tutti siamo testimoni di quanto realmente lo fosse e che queste non siano espressioni di circostanza. All’inizio del mio mandato, forse anche molto tempo prima, gli chiesi un aiuto per ricordare la figura di un altro grande rotariano, deceduto alcuni anni fa, per raccogliere in un breve manoscritto ricordi di chi l’aveva conosciuto, apprezzato ho condiviso le sue esperienze: Gino non ebbe esitazioni, fortemente convinto dell’importanza dell’iniziativa, ma non solo, perché da persona profondamente onesta, trasparente e solare, sapeva che quel lavoro assumeva il carattere del giusto riconoscimento verso un amico di un tempo passato, verso quel Rotary che amava, verso la stessa Città che oggi sente fortissimo questo suo distacco. Credo che un ricordo del nostro Gino come questo siano in tanti, tantissimi, ad averne, non rivelo nulla di esclusivo; so solamente che sono orgoglioso di averlo conosciuto ed averlo avuto come amico e penso che tutti noi rotariani nutriamo gli stessi sentimenti.
Un ultimo pensiero va a Gino Carabiniere in congedo: un altro capitolo della sua vita di cui andava fiero; la sua esperienza con la divisa dell’Arma risaliva a tanti anni addietro, ma gli alamari gli erano rimasti cuciti addosso, fedele al principio di “Carabiniere per una vita”; e quando nella Chiesa di Sant’Agostino sono riecheggiate le note del silenzio fuori ordinanza e Mimmo Viola ha letto la “ Preghiera del Carabiniere”, un brivido ha percorso la navata, suscitando in tutti un’emozione fortissima, come fortissimo era il suo legame con l’Arma. Antonio Marturano
La notizia della morte di Gino Badini lascia sgomenti. L’avevo conosciuto solo pochi anni fa e ne avevo subito apprezzato il rigore dello storico e, soprattutto, la grande disponibilità a condividere le fatiche e le gioie delle ricerche e degli studi. Avevamo svolto insieme il convegno su Gasparo Scaruffi in occasione delle celebrazioni del Tricolore del gennaio 2013 e, congiuntamente all’infaticabile Antonio Marturano, stavamo già pensando all’organizzazione del convegno per il 2014 su Giovanni Battista Venturi e per il 2015 su Antonio Panizzi. Scaruffi, Venturi, Panizzi sono un trittico reggiano di valenza straordinaria, tre figure monumentali a cui Badini era molto legato. Ma i suoi studi erano vastissimi, da Matilde di Canossa all’Ariosto, dai moti del Settecento ai tempi più recenti. “Historia vero testis temporum, lux veritatis, vita memoriae, magistra vitae, nuntia vetustatis” la storia è testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra della vita, affermava Cicerone nel De Oratore: ecco il programma della lunga e feconda attività di studioso di Gino Badini. Per lui la storia non era altisonante, né da piegare alle esigenze del momento. Badini non era uno studioso da compromessi né da scoop mediatici. Non era neppure l’erudita chiuso nella sua torre d’avorio, la sua non era una passione antiquaria o solo esegetica. Aveva una passione più profonda: la storia era veramente magistra vitae, la storia era “viva”. Con Badini la ricerca e la divulgazione della storia uscivano dalle stanze chiuse e dalla polvere degli archivi e diventano patrimonio condiviso, fonte di insegnamento. La storia era patrimonio ed alimento della polis. La ricerca storica – in lui puntigliosa e precisa, con una forte conoscenza delle fonti – aveva una grande funzione pedagogica: come insegnamento di civiltà, come insegnamento etico Badini era, inoltre, profondamente legato a Reggio Emilia. Un legame forte e intenso. Non c’è momento storico della città che lui non abbia scandagliato o studiato. Questa sua ricchezza ed ampiezza di studi aveva una motivazione profonda, egli infatti intravedeva nella storia di Reggio Emilia un lungo filo conduttore: una storia di libertà, di civiltà. Reggio era l’emblema della città tollerante ed aperta, era esempio di città operosa e ricca di commerci (si pensi all’Arte della Seta), di studi e di lettere, sede di antica Università. Una citta libera che non voleva padroni: non più capitale del Ducato sotto gli Estensi, perché meno sicura e più ribelle di Modena. Una città protagonista dei moti risorgimentali: non per caso patria e culla del Tricolore. Proprio l’adozione della bandiera del Tricolore era per Badini una delle pagine più belle della “poesia della storia”. Giovanni Fracasso