Lettera mensile n. 1 – Luglio 2022
Carissime amiche e amici,
il capo d’anno rotariano – che nessuno chiama davvero così – cade esattamente a metà dell’anno solare. Ma anche se non è riconosciuto in questi termini, proprio come ogni capodanno che si rispetti è un momento di passaggio, di bilanci e soprattutto di nuovi propositi, una ripartenza che è anche già un conto alla rovescia per un’annata rotariana che scivolerà via a grande velocità, e che proprio per questo ci richiede di partire fin da subito con il massimo dell’energia e della voglia di fare.
Non posso che iniziare questa mia prima lettera da Governatore del Distretto 2072 con un sincero
ringraziamento a Stefano Spagna Musso, a cui è spettato l’arduo compito di guidarci in un momento
storicamente complesso, tra ripartenza dalla pandemia e conflitto in Ucraina. E tra “virus biologici” e “virus della guerra”, anche per i mesi a venire questi temi si preannunciano centrali, urgenti e decisivi da affrontare anche attraverso l’agire rotariano che accomuna tutti noi.
Qualcuno attribuisce questa frase ad Abramo Lincoln, altri a uno degli informatici viventi più influenti della storia quale è lo statunitense Alan Kay, ma in questo caso è il concetto che conta: “Il migliore modo per predire il futuro è crearlo”. Nel nostro essere creatori di futuro, ben più che semplici oracoli o veggenti, la Presidente del Rotary International Jennifer Jones ci dice di fare un passo in più sfruttando quella capacità prettamente umana che è l’immaginazione, il costruire e il visualizzare davanti a noi ciò che vorremmo creare, e agire per farlo. “Imagine Rotary” ci dice il tema presidenziale di questa annata, con un significato ben più potente della sfortunata traduzione italiana ‘immagina’, perché non è certo un’esperienza onirica o sognante quella verso cui siamo invitati, bensì al fare fluire intuizione, esperienza, capacità professionale e di sviluppo,
una potenza creatrice da rivolgere al di sopra di noi stessi.
Come ho già avuto modo di ripetere ogni volta che se ne è presentata l’occasione, questo guardare
al di sopra di se stessi, del tornaconto individuale, è proprio ciò che da sempre ha caratterizzato, e sempre caratterizzerà, l’agire rotariano. In cui non conta il chi ma il cosa, non c’è l’io ma il noi.
Potrà suonare banale, o forse già sentito dato che il “servire al di sopra di ogni interesse personale” è
una delle massime giunte a noi dalla viva voce di Paul Harris e dal 1989 è il motto ufficiale dell’intero universo rotariano, ma forse proprio per questo è importante da ripetere, tra di noi e non solo.
Ho sempre trovato straordinario, anche se non è certo il primo argomento che viene alla mente in un
momento di convivialità, il modo in cui quel “al di sopra di ogni interesse personale” è nella versione originale un mucchietto di appena quattro lettere: self.
“Above self” spiega in modo maledettamente conciso la filosofia del servizio altruistico, senza
bisogno di fronzoli. Chi pensa troppo a se stesso, ossia chi si ferma al self, rischia di diventare selfish, egoista, così come non è certo lodevole il banale limitarsi al servire se stessi, il fare self service. Ma come può una frase di oltre un secolo fa dirci qualcosa di contemporaneo? A me ha dato questa impressione di grande attualità, e pure di novità, quando mi sono fermato a considerare una moda nata e spopolata negli anni Dieci di questo secolo. Una piccola abitudine quasi collettiva che è tra i più eloquenti segni dei tempi: il selfie.
Naturalmente quella dell’autoscatto è una pratica di ben poca rilevanza, e rileggere Paul Harris abbinando alle sue massime il concetto di selfie sarebbe quasi offensivo. Ma forse, in senso più ampio, il selfie è solo la piccola e innocente manifestazione via social network di un tema ben più generale. Penso allora alla politica dei personalismi, all’attenzione maniacale per l’autopromozione sul lavoro con il cosiddetto personal branding, a tutti quei casi in cui il se stessi diventa il fulcro e l’elemento nodale di un’attività o di un’azione, prima ancora del cosa, del come e del perché.
Allora è proprio questo che vorrei lasciare come augurio di buon lavoro a tutti noi, dai Presidenti di
Club che iniziano una nuova esperienza a tutte le persone che in questa annata avranno l’onere e l’onore di coprire una carica rotariana nel proprio Club, nel Distretto o a livello internazionale. Ma soprattutto che vorrei indirizzare a tutte le persone che in senso lato fanno parte della famiglia rotariana, a prescindere dal ruolo formale che gli è stato attribuito.
L’augurio, dicevo, è di essere e di servire al di sopra di se stessi, con la capacità di costruire –
immaginandolo – un futuro che sia il migliore dei futuri possibili. Non c’è bisogno che sia io, e nemmeno il Rotary in generale, a raccontare quanta strada e quanto lavoro abbiamo davanti per trasformare il nostro presente in un futuro più salubre, pacifico, sicuro e con una vita di qualità per le nostre famiglie e per le comunità a noi vicine o lontane.
Buon anno rotariano e i migliori auguri di un’estate serena e ricca di idee.
Guastalla, 1 Luglio 2022
Luciano